
Una collezione non è un semplice assembramento di opere;
essa propone esperienze da vivere e condividere.
Collezionare per me non significa solo possedere,
è un modo d’essere, un’attitudine filosofica che riguarda
la mia ricerca di pienezza che desidererei condividere.
Giuseppe Panza di Biumo
Alle porte di Bergamo, dove si apre, a est della città tra la Val Seriana e il Lago d’Iseo, la Val Cavallina, sorge Trescore Balneario. Un luogo intriso di storia, con le terme romane e gli affreschi di Lorenzo Lotto del 1524 conservati nell’Oratorio Suardi, dedicato a Santa Barbara e Santa Brigida. Un luogo, anzi “il” luogo di Enzo Nembrini e della moglie Francesca, della loro infanzia e dei loro affetti. È qui infatti che entrambi sono nati e cresciuti ed è qui che, dopo gli studi e le importanti esperienze professionali all’estero, hanno deciso da qualche anno di ritornare, stabilendovi residenza e quartier generale dell’azienda. Il luogo del lavoro, dunque, delle attività professionali, delle relazioni con gli uomini, con gli oggetti e le idee, dove tutto prende forma. Ma ancora prima e innanzitutto, la casa di famiglia, una vecchia filanda di fine Ottocento all’interno del Castello dei Lanzi, che torna a vivere ora grazie a una importante ristrutturazione dello studio di architettura Arcoquattro di Milano.
Curioso e da sempre amante della ricerca e dello studio dei materiali, ma anche dell’architettura, dell’arte e del design, quando Enzo Nembrini, imprenditore, insieme alla moglie Francesca, sostenitrice e alleata, ha scelto questo come il proprio luogo, ha da subito pensato ad uno spazio accogliente, “felice”,

in cui le arti potessero convivere e dialogare. E così è stato. Qui l’architettura si fonde, infatti, con il paesaggio; il recupero delle murature esterne e la valorizzazione delle aperture originarie è stato il punto di partenza di una grande opera di restauro e di una riqualificazione finalizzata al riuso abitativo dell’edificio, esaltandone gli elementi costitutivi: il verde della natura, l’acqua e la pietra marmorea. Un ambiente dove anche le opere d’arte, che da qualche anno Enzo ha iniziato a collezionare, vivono in un dialogo costante. La generosità del collezionista lo ha portato alla decisione, oggi, di non relegare la collezione nella dimensione privata del quotidiano familiare, ma di condividerla anche con amici, collaboratori e con un pubblico più ampio. Enzo sembra aver colto le potenzialità insite nel “valore espositivo” dell’opera d’arte, con cui il filosofo e critico tedesco Walter Benjamin aveva compreso, a suo tempo, il principio cardine della sensibilità moderna e contemporanea verso il bello, nell’era della riproducibilità tecnica dell’arte.



Questo passaggio storico cambiò per sempre la funzione e le modalità con cui un’opera viene fruita. Accresciuta in maniera esponenziale la sua responibilità, essa si è infatti liberata della sua dimensione “auratica”, che legandola al culto e al divino l’aveva elevata moralmente, ma allontanata dallo spettatore. L’opera d’arte nel nuovo panorama si rende immediatamente disponibile per una fruizione collettiva ed estesa, avvicinandosi allo spettatore per instaurare con lui un dialogo ideale e ridefinendone l’esperienza sensoriale ed estetica. Casa Nembrini ci appare allora come uno spazio immaginifico e mentale, ancor prima che fisico e reale, in cui le opere d’arte, i materiali da costruzione, gli oggetti di design e gli spazi abitativi – interni ed esterni – si compenetrano, arricchendosi vicendevolmente.
SCARICA QUI IL CATALOGO COMPLETO DELLA COLLEZIONE