CollezioneEnzo Nembrini

In un mondo di bellezza effimera, collezionare arte per opporsi allo scorrere del tempo

In un mondo contaminato da bellezza effimera, collezionare opere d’arte diviene un tentativo di opporsi allo scorrere del tempo, immortalando passione, curiosità e gusto della scoperta. Sono questi i sentimenti che animano un collezionista e lo accompagnano nella selezione degli oggetti destinati alla raccolta: manifestazione del suo modo di essere. Collezionare è instaurare un legame intimo e profondo con le opere ed esternare la propria sensibilità artistica all’interno di un complesso armonico. In effetti, dinanzi alla molteplicità di categorie attraverso cui l’arte si esprime, l’idea di un unico spazio in cui possano convivere appare quasi un’utopia. Eppure, all’interno della collezione Enzo Nembrini non c’è distinzione fra materiali, generi e stili artistici. Coniugando modernità e tradizione, l’antica arte della tessitura dialoga con la creatività contemporanea delle installazioni site-specific; la tela si alterna alla ceramica; e la fotografia conferma la rilevanza della sua funzione di rendere eterno un istante. In questo senso, gli innovativi intrecci della pratica tessile dell’artista Maria Lai (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013) possono richiamare, sebbene con risultati diversi, le curve in acciaio delle imponenti sculture di Jaume Plensa (Barcellona, 1955), versatili a tal punto da generare le morbide linee di un volto femminile. Realtà emergenti interagiscono con altre già affermate, per richiamare l’attenzione, sotto un velo di ironia e disorientamento, sui problemi contemporanei del pianeta che abitiamo. Allo stesso modo, l’atto di rivolgere l’obiettivo della macchina fotografica verso di sé accomuna artistə quali Zanele Muholi (Umlazi, Sudafrica, 1972) e Martine Gutierrez (Berkeley, Stati Uniti, 1989), nell’intento di trasformare il proprio corpo in luogo di riflessione verso gli stereotipi generati dalle discriminazioni di genere, classe e razza. La centralità della figura umana, pertanto, nella sua essenza più profonda e con il suo costante desiderio di elevarsi oltre i confini, è il filo conduttore di gran parte dei lavori che fanno parte della collezione Nembrini. Di fronte alla consapevolezza dei propri limiti, l’uomo è pervaso da un vortice di emozioni contrastanti, in bilico tra il desiderio di provare a valicarli e la tensione di non esserne in grado. Ed è proprio mediante la realizzazione di opere che gli artisti tentano di “entrare in dialogo con quella tensione”. Come nei giochi di traslitterazione dell’artista belga Ode De Kort (Malle, Belgio, 1992) e nella ricerca verbo-visuale di Mirella Bentivoglio (Klagenfurt, Austria, 1922 – Roma, 2017), strumenti che consentono al corpo e alla mente di essere esenti dai propri doveri. Di fronte ad una tale fusione materica e tematica, ciò che più profondamente affascina Enzo Nembrini è il rapporto tra l’arte e la collettività. Collezione diventa sinonimo di condivisione, nella consapevolezza del forte ruolo che la cultura detiene all’interno della nostra società. Così le opere non soltanto si confrontano vicendevolmente, ma anche con un pubblico più ampio, rendendosi disponibili ad una fruizione maggiormente estesa. È il caso dell’evento “Venere Bugiarda”, organizzato in onore degli interventi site-specific dell’artista Nina Carini (Palermo, 1984), nell’idea di rendere il collezionismo privato un patrimonio comune. La collezione Nembrini rappresenta, dunque, il luogo di confronto ideale dove potersi riunire e ammirare una bellezza senza tempo.

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